Il Movimento 5 Stelle si prepara ad una clamorosa forma di mobilitazione. Questa volta la protesta andrà in scena in Parlamento: stasera scatterà l’occupazione dell’Aula della Camera e «iniziative eclatanti» si preannunciano anche a Palazzo Madama, come fa sapere il senatore grillino Maurizio Buccarella.
“Attueremo tutte le iniziative possibili e anche oltre, perché la fantasia non ci manca”, ha detto la portavoce dei grillini alla Camera Roberta Lombardi in una conferenza stampa a Palazzo Madama. “Questa sera alla Camera e al Senato rimarremo in aula dopo la discussione fino a mezzanotte e un minuto per dare un senso alla riappropriazione del Parlamento da parte di cittadini, leggendo brani della Costituzione del regolamento. Bloccano il Paese mentre si spartiscono le poltrone. Il Parlamento può iniziare a lavorare”.
L’obiettivo è ottenere subito la convocazione delle commissioni parlamentari permanenti, senza aspettare la formazione del nuovo governo che consentirebbe ai partiti di decidere lo scacchiere dei ruoli chiave, cioè delle presidenze e delle vicepresidenze avendo presenti i rapporti di forza.
La giornata chiave sarà oggi, quando a Montecitorio si riunisce l’Aula che, salvo intese raggiunte a sorpresa in conferenza dei capigruppo in mattinata, dovrà votare l’ampliamento dei poteri della Commissione speciale per consentire l’esame del decreto legge sulla P. a. Votazione sulla quale il M5S ha già annunciato il suo no e che invece incasserà il sì di Sinistra ecologia e libertà (che la scorsa settimana aveva fatto asse con i grillini per chiedere la costituzione delle commissioni): «L’occupazione delle aule parlamentari è un’operazione antidemocratica e disgustosa – dice il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore – e spero che sia solo una boutade».
Fuori dai Palazzi intanto Grillo continua a mettere altra carne al fuoco: nel mirino torna la politica economica e in particolare la tesi di quanti sostengono l’importanza della lotta all’uso del denaro contante come battaglia di civiltà.
Le commissioni parlamentari permanenti possono essere costituite prima della formazione del goveno?
Sì. Ci sono anche tre precedenti che danno ragione ai 5 Stelle.
Nel Regolamento di Camera e Senato non c’è alcuna norma che impedisca la costituzione delle commissioni parlamentari permanenti prima della formazione del governo. E infatti, andando a fare una ricerca nelle scorse legislature, ci si imbatte in tre precedenti.
Quello più recente e anche più simile alla situazione di questi giorni, risale al ‘92, quando Francesco Cossiga si dimise dal suo incarico al Colle e passò un lungo periodo prima che al Quirinale arrivasse Oscar Luigi Scalfaro. Le commissioni permanenti vennero costituite in Parlamento il 17 giugno, mentre il nuovo governo di Giuliano Amato si formò il 28, cioè 11 giorni dopo. Anche allora si istituì, nel frattempo, una Commissione speciale, ma per la riforma dell’ immunità parlamentare. Ed è la stessa cosa che ora vorrebbe fare il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti (Pd), ma per cambiare la legge elettorale.
Si deve arrivare al 1979 per trovare uno stallo analogo. Il 31 marzo di quell’anno, Giulio Andreotti lasciò Palazzo Chigi e le commissioni permanenti videro la luce l’11 luglio. Il nuovo governo Cossiga nacque il 4 agosto del 1979. Cioè quasi un mese dopo.
Il terzo precedente, anche se con tempi più brevi, risale al 1976. Aldo Moro si dimise il 30 aprile e gli organismi parlamentari vennero istituiti il 27 luglio del ‘76. Il nuovo esecutivo Andreotti giurò al Quirinale due giorni dopo, il 29 luglio del ‘76. Quando c’era comunque una certezza su chi sarebbe andato a Palazzo Chigi.
In quelle occasioni, però, si fa notare nel Pd e nel Pdl, il quadro delle maggioranze e delle minoranze era molto più chiaro.
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