Il don e gli immigrati uno tsunami a Vittoria.
Negli anni ’80 Vittoria, in provincia di Ragusa, oggi famoso per le coltivazioni in serra, diventa protagonista di un’ondata migratoria.
In periferia, nella piccola chiesa dello Spirito Santo, don Santoro rompe i primi argini della realtà ecclesiale locale: tra quelle mura inizia una storia di ascolto e di accoglienza degli immigrati; per toglierli dalla strada, padre Santoro dà loro un tetto per dormire.
Dopo qualche tempo, sopraggiunge in quella chiesa un nuovo parroco, don Beniamino Sacco e quella storia non finisce, anzi si fa ricca.
Don Beniamino: «Da ragazzo ero sempre affascinato dai problemi sociali, avevo attenzione per coloro che vedevo nelle difficoltà, ma mai mi ero occupato di immigrazione. Appena arrivai a Vittoria, la presenza degli extracomunitari in parrocchia rappresentò per me un problema nuovo e serio, tanto che il vescovo mi concesse la libertà di decidere se mandarli o farli restare. Decisi non solo di farli restare, ma addirittura di migliorare la struttura per farli vivere in un luogo più confortevole. Poi un giorno mi bussò alla porta una delegazione di vittoriesi che mi disse: o se ne vanno loro o ce ne andiamo noi; amareggiato risposi che potevano andarsene proprio loro che dimostravano di essere così inospitali».
Qualcuno crede che accogliere gli immigrati sia giusto, ma che integrarli rappresenti una minaccia.
«Integrarli – sostiene don Sacco – non vuol dire assimilarli; se teniamo in alta considerazione le loro diversità, anche loro rispetteranno le nostre. E’ vero che le carceri italiane sono piene di extracomunitari, ma di quelli che non rispettano le regole della convivenza civile. Sotto moltissimi aspetti gli immigrati sono una risorsa, per esempio non sono poche le aziende che possono andare avanti grazie alla loro opera».
Oggi quello di don Beniamino è uno dei maggiori centri di accoglienza per immigrati della Sicilia orientale, ma è un punto di riferimento per molta altra gente angustiata dai bisogni primari; c’è anche chi bussa perché soffre di disagi di natura lavorativa e relazionale. Attualmente il Centro (che ha sede nei locali della parrocchia), garantisce circa 200 pasti al giorno, 70-80 posti letto e ogni mese 1000 famiglie prelevano cibo in questa struttura che è supportata dal Banco Alimentare.
Don Beniamino non si è fermato alla realizzazione di una casa per immigrati perché le persone “hanno diritto a migliorarsi socialmente e culturalmente”. E’ importante rispondere anche al bisogno di formazione, per questo è nata “La città dei ragazzi”, un grande laboratorio di arti e mestieri che sorge in un borgo antico di Vittoria. Qui si possono acquisire varie competenze, ad esempio dalla falegnameria ai mestieri del settore idrico e della saldatura. Quando la solidarietà è intervento allo stato puro, quando la carità si traduce in azione immediata ed essenziale, si innesca un cambiamento sociale, culturale e si produce occupazione.
A Vittoria Don Beniamino ha fatto in modo che gli extracomunitari potessero dissodare la terra che i giovani siciliani, laureati ma disoccupati, non vogliono lavorare.
Ha sottolineato il padre: «I giovani devono interrogarsi sempre su cosa personalmente possono fare per gli altri e pensare a guadagnarsi il pane in qualunque modo. Se ci si sbraccia nei lavori umili si acquista dignità, questa la si perde invece quando si vive da parassiti. Gli uomini e le donne che non usano l’intuito, che non si mettono in gioco davvero, sono responsabili di una società rattrappita e nichilista; bisogna avere il coraggio delle proprie azioni perché dietro la decisione di una sola persona ci può essere un mondo che cambia».
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