L’inattesa “caduta” di Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè. Un risultato in controtendenza all’interno del Centrodestra in Sicilia. Né Grande Sud né Mpa-Partito dei siciliani hanno superato la soglia minima regionale del 3%.
Come sono lontani i tempi del 61-0. Come sono lontani i tempi dell’elezione condivisa da tutto il centrodestra alla presidenza della Regione. Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo, capolista per il Senato rispettivamente di Grande Sud e Mpa-Partito dei siciliani, restano fuori da palazzo Madama.
Una bocciatura netta, resa ancora più cruda dai numeri. I due partiti – a livello regionale -si sono fermati sotto quel 3% che era il risultato minimo per superare lo sbarramento.
Un dato che, a ben guardare, risulta in controtendenza rispetto al chiaro successo ottenuto dal Centrodestra in Sicilia di cui Miccichè e Lombardo, negli ultimi quindici anni, sono stati due punti di riferimento imprescindibili.
Se dunque sono queste le potenzialità del Centrodestra in Sicilia resterebbe da capire come Musumeci, Miccichè e soci siano riusciti, a forza di stupide divisioni e ripicche personali, a perdere la presidenza della Regione poi finita nella mani dell’inatteso Crocetta grazie anche all’altissima percentuale di astensioni. Ma questa è un’altra storia, già archiviata.
Il primo a commentare il risultato è stato Gianfranco Miccichè. Lo ha fatto senza tanti giri di parole, prendendo atto della situazione e guardando al futuro. Un futuro comunque amaro da accettare se si pensa che appena qualche mese addietro alle regionali il suo partito aveva toccato il 6% dei consensi e adesso ha raccolto appena l’1%. Per lui personalmente è comunque una nuova sconfitta essendo arrivato quarto nella corsa alla Presidenza della regione, appunto qualche mese addietro.
Gianfranco Miccichè: “Le urne non ci hanno premiato – dice l’ex ministro del primo governo Berlusconi, l’uomo che fondò Forza Italia in Sicilia – Ma se si crede in un progetto lo si deve portare avanti comunque. Non ho nessun rammarico per la mancata elezione – aggiunge -. Sono contento per tutto ciò che ho fatto in politica. Non posso che fare i complimenti al presidente Berlusconi che in due mesi di campagna elettorale è riuscito a non fare vincere la sinistra”.
Raffaele Lombardo: “Non abbiamo raggiunto il quorum ma abbiamo avuto un risultato dignitoso”. Il suo ragionamento non si riferisce solamente al suo Mpa ma anche alle altre liste del centrodestra dove erano candidati uomini provenienti dal suo movimento. “Abbiamo eletto – spiega dunque l’ex presidente della Regione – due senatori e un deputato alla Camera nella lista del Pdl”.
Il ragionamento non tocca tanto il passato quanto le possibilità di potere continuare a recitare ancora un ruolo nell’ambito della politica che conta anche se attraverso candidati eletti in altri partiti ma da sempre vicini a all’area lombardiana. “Due senatori, Antonio Scavone e Pippo Compagnone – continua Lombardo – in una maggioranza così risicata come quella di Palazzo Madama, potranno essere determinanti per portare avanti le istanze dell’autonomia e della Sicilia, così come lavorerà bene alla Camera Angelo Attaguile. Non entriamo per 1.500-2.00 voti – ha osservato Lombardo – ma la sfida andava accettata: non potevo certo candidarmi in un altro collegio, la battaglia andava combattuta in Sicilia e così è stato”.
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