Last updated on Marzo 21st, 2013 at 08:52 am
La storia è maestra di vita. Non puoi ipotizzare il futuro se non la conosci.
E la storia ci dice che i movimenti di protesta della Sicilia sono stati antesignani di sviluppi epocali, politici e culturali, a livello nazionale e a volte internazionale. Sarebbe un madornale errore se la protesta del M5S espressa dalla Sicilia venisse presa sotto gamba. Per dirla col Vate, è la valanga che sale.
I precedenti storici al riguardo sono alquanto eloquenti. Senza andare lontano, dalla rivolta Liparota che diede il via al conflitto tra il potere politico-laico e quello temporale della Chiesa; al 12 gennaio 1848 con la rivolta siciliana chiamata “primavera dei popoli” che avviò i moti rivoluzionari in Europa: una lezione che non venne recepita dai Borboni che anzi tradirono la Sicilia con l’abolizione della sua Autonomia, un tradimento pagato a caro prezzo 12 anni dopo con i moti siciliani che diedero il via all’Unità d’Italia.
E andiamo avanti con i Fasci siciliani del 1892 e poi, in tempi più vicini ai nostri giorni, alla clamorosa protesta del 1971 che segnò la vittoria del Msi con 16 deputati all’Assemblea regionale. Segnò forti preoccupazioni a livello nazionale, tanto che, temendo il vento della Sicilia in salita verso Roma, il leader del Pri, il palermitano Ugo La Malfa, in pieno accordo con gli alleati del centrosinistra, provocò una crisi di governo strategica e nel 1972 si andò per la prima volta alle elezioni anticipate del Parlamento nazionale. La Sicilia fu tradita o, quanto meno, non vennero raccolte le sue proteste. l partiti a livello nazionale, quasi a volerla punire, avviarono la svolta politica che portò la Dc al dialogo con il Pci (la cosiddetta “solidarietà nazionale”). E poi la primavera palermitana con Leoluca Orlando e catanese con Enzo Bianco nel 1986, che da questa estremità dello Stivale segnò il preludio della fine della prima Repubblica. Ma non fu capita.
La Sicilia nell’autunno scorso diede i primi segnali dello “tsunami” di Beppe Grillo che avrebbe stravolto la geografia politica dell’Ars e i rapporti tra partiti. I grillini non vennero presi seriamente: si disse che con la loro inesperienza avrebbero svolto un ruolo qualunquistico, che si sarebbero sgonfiati in breve e che i loro 15 deputati sarebbero andati in libera uscita. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha tentato di servirsene per colmare il suo vuoto di maggioranza. Ma, stando al primo breve consuntivo da figli d’Ercole, i grillini hanno dimostrato di portare gli altri al traino (vedi vicenda Muos e voto Dpef), di avere ottimi consiglieri in casa loro, di non avere sbagliato un colpo sulla via della protesta nei confronti della politica politicante.
In effetti, per i grillini l’Assemblea regionale è stato il banco di prova che ha consentito loro di dimostrare come la protesta dalle piazze si possa portare nelle istituzioni e viceversa cambiando di fatto le regole, come la classe dirigente dei vari partiti sia vecchia, manchi di riflessi per raccogliere le istanze della gente, come in sede istituzionale i politici stagionati continuino a giocare con i soliti inciuci sotto banco.
Bene o male, giusti o sbagliati, i grillini hanno inviato dei messaggi con i fatti: di fronte a gente disperata e spesso impossibilitata a fare la spesa quotidiana per la sopravvivenza, avere restituito parte degli emolumenti spettanti ai 15 parlamentari sarà demogagia, ma in effetti è stato un gesto apprezzato dai siciliani, già abbastanza critici nei confronti di una casta capace di vegetare nei dorati palazzi. I grillini hanno portato il Palazzo tra la gente: opera ancora incompiuta, ma già molti segreti nascosti tra le mura di Federico II sono stati portati in piazza. Prima tabù.
È questo il successo del M5S, mentre ancora una volta dalla Sicilia parte un messaggio. Come sarà accolto a livello nazionale? Il successo dei grillini, sebbene nel resto del Paese non sia clamoroso come dalle nostre parti, è una protesta che ancora una volta parte dalla Sicilia e che probabilmente cambierà la storia del Paese. E chi non ne capirà l’essenza sarà costretto all’estinzione politica. Nella speranza che non siano le istituzioni a pagarne il prezzo. lasicilia
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi