Dalla piazza globale di Grillo alla piazza diffusa di Bersani, passando per il comizio «al chiuso» di Berlusconi a Napoli.
A una manciata di giorni dal voto, i partiti ritoccano e affinano i programmi di chiusura della campagna elettorale nel tentativo di oscurare quello che rischia di profilarsi come l’unico evento di questa tornata elettorale.
E cioè, la storica piazza romana di San Giovanni su cui Grillo ha messo le mani per chiudere alla grande il suo Tsunami Tour. Con tanto di “colonna sonora” creata ad hoc per il M5S da Celentano, che potrebbe farsi vedere a sorpresa in piazza, magari anche con Dario Fo, già comparso in piazza Duomo a Milano per paragonare la novità grillina addirittura alla guerra di liberazione.
E così, giorno dopo giorno, Grillo monopolizza sempre più l’attenzione degli italiani e gli altri partiti sono, loro malgrado, costretti a giocare un po’ di rimessa. Tra apparizioni in tv e tentativi di confronti diretti, tutti i principali capi partitici hanno in calendario il loro bagno di folla. Monti deciderà solo in queste ore come chiudere la sua campagna cercando di giocarsi l’effetto sorpresa. Berlusconi terminerà la sua corsa a Napoli alla Mostra d’Oltremare. Anche Bersani dopo Milano, sarà prima a Palermo, con Renzi, e poi a Napoli domani in piazza del Plebiscito: il 22, però, ha in programma un’iniziativa «diffusa» con altri candidati del Lazio.
E cioè, incontri diversi in scuole, mercati, e altri «luoghi simbolici». Poi, nel pomeriggio, il segretario del Pd incontrerà gli elettori all’Ambra Jovinelli. Per la piazza romana del M5S, invece, il popolo grillino è in fermento da settimane: non solo partiranno decine di pullman da tutte le regioni ma, assicura un attivista, «sono prenotati anche voli aerei da diversi Paesi europei. La gente non si vuole perdere quello che sarà un avvenimento storico».
In piazza, dove Grillo è atteso dopo un viaggio-simbolo a fianco dei pendolari della linea ferroviaria Viterbo-Roma, si prevede un milione di persone, ma l’avvenimento rimbalzerà in altre centinaia di piazze italiane.
Moltiplicandone la portata. Gli attivisti del M5S hanno prenotato, infatti, le piazze di tante città per trasmettere la diretta streaming del “Sarà un piacere Day” che diventa, quindi, una piazza “globale” nel vero senso della parola.
Se Grillo monopolizza le piazze, anche nei toni e nei contenuti delle dichiarazioni degli avversari, il bersaglio preferito, fatta eccezione per lo scontro tra Bersani e il Cav su La7, resta il comico genovese. Chi vota per Grillo vota una «banda di estremisti» che «balcanizzeranno il Parlamento» attacca Berlusconi che individua in Grillo il suo nemico numero uno: è solo «un istrione» ma, ripete, non va votato «perché porta l’Italia nei guai». Un concetto che ripetono anche Bersani e Monti. «Non si può vincere sulle macerie», avverte il segretario del Pd che evoca ancora il rischio Grecia.
Argomenti non peregrini, se si considera che uno studio della Ig valuta l’impatto del voto fino a duecento punti di spread.
Detto questo, Bersani guarda anche in faccia la realtà e comincia a ipotizzare forme di dialogo con le truppe grilline che entreranno in Parlamento. «Ci sarà da fare scouting» dice il segretario del Pd che precisa: «Non è campagna acquisti, ma li testeremo sui fatti». Monti, invece, punta al bacino degli indecisi, ma inizia a puntualizzare: «Per risolvere problemi serve largo consenso» e «condividere le alte cariche istituzionali». Nel tutti contro Grillo, Grillo è contro tutti: «Arrendetevi! Siete circondati dal popolo italiano. Il vostro tempo è finito», è il provocatorio ultimatum che lancia ai partiti, artefici di un «ventennio che è stato Vietnam per gli italiani». Partiti a cui resta solo una possibilità: salire su un elicottero e fuggire via. «Come gli americani sui tetti di Saigon nel 1975».
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