«Bloccare le trivelle nel Mediterraneo».
Questo l’appello lanciato dai rappresentanti delle associazioni ambientaliste e del mondo della pesca, che martedì hanno partecipato all’audizione pubblica convocata nella Sala rossa di Palazzo dei Normanni dal presidente della commissione Ambiente all’Ars, Giampiero Trizzino.
L’estrazione dell’oro nero non piace agli ambientalisti che hanno chiesto alla Regione di bloccare le richieste di perforazioni petrolifere off shore, che nella parte settentrionale dell’Isola, interessano numerose compagnie internazionali.
«Cosa dobbiamo farne del nostro mare? – si chiede Alessandro Giannì, responsabile nazionale delle campagne di Greenpeace -. Non credo che concederlo per pochi spiccioli alle compagnie petrolifere sia un buon investimento in termini di salute e di rispetto delle nostre coste, chiediamo alla Regione di impedire il furto delle proprie bellezze naturali».
Secondo Greenpeace, una delle compagnie petrolifere che ha presentato le dovute richieste, «è in possesso di ben sei permessi di ricerca su una superficie di 4.200 chilometri quadrati che interessano siti di pregio come l’Isola Ferdinandea nel tratto di mare tra Agrigento e Sciacca».
Questo tipo di attività sono incentivate da una fiscalità molto vantaggiosa per le compagnie. «Tutto questo è scandaloso – ha aggiunto Giampiero Trizzino – stanno distruggendo l’ambiente senza che la Sicilia abbia il minimo ritorno. Basti pensare che alcune compagnie hanno franchigie per l’estrazione fino 50 mila tonnellate di greggio e che per la perforazione di aree di un chilometro quadrato pagano cifre assurde, valutabili nell’ordine di 5 euro l’anno».
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