I “forestieri” che per la prima volta arrivano nella valle lussureggiante, baciata dal clima mite, trovano l’impatto piacevole di un susseguirsi di colline punteggiate da olivi, mandorle e soprattutto frassini da manna.
Sono le amene vette delle Madonie; e Castelbuono non è altro che il centro nevralgico della provincia palermitana, capitale del buon gusto, dell’arte, della cultura tipica medioevale, un tempo governata dai principi Ventimiglia, una delle più potenti famiglie nobiliari dell’Isola.
Per i castelbuonesi, la cittadina è “u paisi”, l’ombelico del mondo con i suoi secolari boschi di faggi, agrifogli, lecci e querce, con la cordialità e generosità dei residenti, capaci di lasciare le porte aperte o le auto parcheggiate davanti casa con le chiavi attaccate al cruscotto, tanto nessuno entrerà in quelle dimore senza farsi annunciare o ruberà la vettura sotto il naso. Castelbuono è da sempre considerata, senza alcun campanilismo, la capitale indiscussa delle Madonie.
Centro nevralgico con le sue strade e i vicoli ancora oggi medievali, le chiese e le fontane, ma su tutti il trecentesco ed imponente castello dei principi Ventimiglia, l’anima della cittadina. Il sito rappresenta la più antica espressione d’arte di Castelbuono al cui interno c’è un prezioso museo civico. Civico a pieno titolo. Il castello divenne proprietà comunale nel 1920, grazie ad una pubblica sottoscrizione che consentì all’Amministrazione di acquistarlo (20 mila lire) dal suo ultimo proprietario, il barone Fraccia. Contribuirono molto gli emigranti oltreoceano. Al suo interno uno scrigno prezioso è rappresentato dalla secentesca Cappella Palatina, decorata da raffinati stucchi di scuola serpottiana, che custodisce gelosamente l’urna argentea con le reliquie di Sant’Anna, “a matri Sant’Anna”, patrona della cittadina.
Nel centro storico chiese, monumenti, fontane, piazze e viuzze “tessono” la storia medievale di questo centro che deve la sua fortuna non solo ai signori Ventimiglia che se ne innamorarono, ma anche ai bizantini che furono i primi che iniziarono a sviluppare, pian piano, il casale dell’antico quartiere di Terravecchia attorno al primo nucleo di Ypsigro (Psichros), che etimologicamente ha il significato di “zona fresca in media altitudine”; il paese infatti è adagiato sulla valle a 423 metri sul livello del mare. Castelbuono è dunque uno dei centri più sviluppati delle Madonie e non è secondo nemmeno alla vicina Cefalù, una delle perle del turismo siciliano.
Non solo arte e cultura ma anche spettacolo. Castelbuono ormai da quasi vent’anni è palcoscenico naturale di uno dei Festival rock più seguiti in Italia ed in Europa, “Ypsigrock” o il Festival Jazz. Ma la cittadina madonita è anche culla della cucina e delle tradizioni del buon gusto, della buona tavola con tutte le molteplici varietà culinarie.
Arte, turismo, spettacolo e cucina. Quattro elementi che fanno di Castelbuono uno dei centri della Sicilia tra i più visitati nei weekend o in occasione di manifestazioni tipiche del luogo come la Sagra del Fungo o della Testa di Turco (nella foto in alto).
A proposito, il dolce tipico che i castelbuonesi non fanno mai a meno di preparare in tutti i periodi dell’anno è appunto la “Testa di Turco” crema di latte farcita da una sfoglia fritta e condita con cannella e “diavolicchi” di zucchero. Oppure i “pizzichintì”, mostarda di fichi d’India con noci e mandorle, ed ancora i “cosi chini”, una sorta di buccellato locale con fichi secchi, mandorle e nocciole.
E non ultimo il panettone che ha fatto la fortuna di una famiglia, quella dei fratelli Fiasconaro che hanno creduto nel tempo che questo prodotto da forno, tipico del Lombardo-Veneto, può rilanciare l’economia in Sicilia grazie all’imprenditoria locale e ai prodotti tipici dell’agricoltura siciliana che vengono utilizzati per la preparazione: i pistacchi di Bronte, le mandorle di Avola, il moscato di Pantelleria.
Non a caso Castelbuono fra qualche anno ospiterà, in una struttura oggi abbandonata, ma di proprietà della Provincia di Palermo, nel cuore del bosco di Milocca, l’Accademia delle arti culinarie che formerà giovani chef e pasticceri. Una sorta di campus della gastronomia e della pasticceria aperta a tutti i giovani italiani e stranieri che vorranno apprendere i segreti dell’arte culinaria castelbuonese e siciliana.
Ma Castelbuono è anche la terra dove cresce spontaneamente un prelibato fungo, il “Basilisco”, paragonato al tartufo con cui i ristoratori locali preparano piatti prelibati. Non da meno sono poi gli oli profumati o i vini biodinamici o in occasione del carnevale un piatto tipico del luogo è “u risu n’taanu”, (riso in tegame), una sorta di timballo dolce farcito con tuma fresca, zafferano e cannella. Prelibate anche le carni, con in testa il castrato e il cinghiale tipico della zona, con tutte le loro varianti sia al sugo che alla brace.
Ed ancora Castelbuono è la patria della manna. Non quella caduta dal cielo agli israeliti durante i 40 anni di traversata nel deserto, bensì è la rugiada che sgorga soltanto tra luglio e settembre “intaccando” la corteccia dei frassini. Una linfa della natura. La manna utilizzata oggi sempre più dalla farmaceutica, dalla cosmesi, dalla pasticceria. Se ne produce meno rispetto agli anni Cinquanta, ma si sta sempre più rivalutando, tanto che, nei prossimi tre anni, 10 mila esemplari saranno piantati anche nel cuore del Parco della Favorita di Palermo.
E infine, non possono mancare i formaggi. Tante le varietà. Si va dalla ricotta fresca fatta ancora sulle montagne, ma anche dai moderni caseifici sorti in zona, alla ricotta “salata” cioè fatta indurire e conservata sotto sale da consumare grattugiata sulla pasta e su altre pietanze al cosiddetto “pirmintiu” ottenuto con il latte di fine primavera (tuma o, dopo una lieve salatura “primosale”) che viene immerso in salamoia dove rimane per un numero di giorni pari al suo peso. E poi anche il caciocavallo tipico del luogo a forma tondeggiante che non manca mai sulle tavole. Antonio Fiasconaro
La cappella con gli stucchi dei Serpotta
Il castello che sovrasta Castelbuono fu fondato nel 1316 sul colle di S. Pietro dal conte Francesco I° Ventimiglia, su una costruzione bizantina. Il Castello presenta quattro torri angolari più una torre cilindrica tipica della architettura angioina. La costruzione attuale manca del terzo piano, della merlatura ghibellina e di un loggiato. Al suo interno c’è una preziosa cappella dedicata a S. Anna, patrona di Castelbuono (che si festeggia a luglio e di cui è custodito il Sacro Teschio), realizzata nel 1683 dai fratelli Giuseppe e Giacomo Serpotta con marmi preziosi, stucchi, putti e fregi.
La sagra del fungo
Ogni anno a ottobre si svolge a Castelbuono una sagra dedicata ai funghi, al prelibato “basilisco” che cresce nella zona. Giornate mico-gastronomiche, degustazioni, visite guidate, escursioni, musica, spettacoli, mostre e convegni. Scopo della manifestazione è quello di promuovere e valorizzare il territorio – con escursioni nel Parco delle Madonie – le aziende agricole e zootecniche, la produzione e l’impiego del fungo nella gastronomia madonita. Degustazioni di piatti a base di funghi e di dolci tipici accompagnati da un buon bicchiere di vino locale.
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