Rintocchi alla rinfusa, senza un’apparente logica, se non quella di un movimento avulso dalla ritmicità di un richiamo a qualcosa di definibile. Rintocchi motivati da un nulla apparente, da un nulla devastante.
Quaranta cinque anni da quei rintocchi, dalle macerie e dalla devastazione che seminò morte oltre che distruzione e, da oltre cortina di un tempo, arriva un artista contemporaneo, ammirato e stimato per la sua genuinità, trasparenza umanità oltre alla sua creatività, che, con determinazione e costanza, dona, in tutto sostenuto da un cittadino acquisito di questa terra del Belice, un’istantanea del rintocco di quei momenti spaventosi.
Stefàn Calarasanu conosce Gianluca Testa un paio di anni orsono a Timisoara.
Li presenta un amico comune, un appassionato di arte contemporanea, Andy, talmente appassionato che la sua casa è un museo che accoglie moltissime opere di altrettanti artisti di valore e pregio insindacabile.
Nasce l’idea di trascorrere una breve vacanza in Sicilia, a Menfi. Terra delle radici di Gianluca, trapiantato, con successo, in Romania, da quasi vent’anni.
Stefàn, artista vero, non dedito ai compromessi, ha da sempre un sogno e si aggrega con piacere alla comitiva.
Il suo sogno, per lui figlio d’arte, intriso di nozioni e di storie, era quello non solo di vedere, di toccare la Sicilia, ma di lasciarci un segno.
Magnifico l’impatto con Monreale che lascia Stefàn rapito da tanto splendore, da tale maestria.
Poi Menfi, le sue macerie, che lui interpreta quale un segno dell’arte, anche se figlia delle dita di un distruttore e chiede se, chissà, possa essere possibile, un giorno, lasciare un segno in quello di Menfi.
Gianluca abbraccia immediatamente l’idea. Organizza un incontro con il Sindaco Michele Botta e con i suoi consiglieri. L’idea piace anche a loro. Era febbraio del 2011.
Gianluca, ad agosto, va a Custonaci, sceglie un blocco di marmo bianco, candido, puro. Lo acquista senza tante discussioni. Lo trasporta a Menfi. Il quindici di settembre successivo, organizza il viaggio di Stefàn a Menfi.
Lo supportano tutti, Stefàn, in Paese, tutti con un trasporto ed un entusiasmo fuori dal comune. Stefàn è uforico, lavora alacremente, vuole finire il suo lavoro entro la fine di Settembre.
Ci riesce.
Nel frattempo diventa amico di tutti. Regala a molti, alcuni dei suoi splendidi schizzi. Scolpisce e disegna. Lavora il marmo e fotografa le sue impressioni con la china. La gente è affascinata, lui è incantato.
L’opera è terminata.
L’idea è quella di organizzare un’inaugurazione proprio per il 15 gennaio del 2013, giorno del quaranta cinquantesimo anniversario del terremoto del 1968 della Valle del Belice. L’idea è di Giuliano, fratello di Gianluca ed amante di Menfi e del suo territorio. Anch’egli parte attiva di questa realizzazione. Lui Saro, Pinella, Anna, Franco, Santina, Dino, Giuseppina e mille altri, seguono con ammirazione e stupore quest’artista che parla una lingua strana, ma, incredibilmente comprensibile. Lo coccolano con le loro leccornie, con la loro vita serale da cortile, patrimonio di una cultura antica, sviluppata in secoli di vita porta a porta, interrotta proprio da quell’evento che ha diretto le mani di Stefàn, ma che adesso sta rivivendo, soprattutto d’estate.
I rintocchi che Stefàn ha percepito a quaranta cinque anni di distanza dal terremoto, quei rintocchi che hanno decretato la fine di molto, adesso sono li, in un unico, monumentale rintocco scaturito da una campana di marmo bianco proprio li, a Menfi.
Un Artista spontaneo e verace, scampato ai morsi del comunismo più duro, che per vivere ha scolpito per anni lettere di epitaffi, che ha inventato calendari lignei di eccezionale fantasia, che riesce a stupire per la sua straordinaria e, a volte, stravagante fantasia regalata a monumentali stivali, a segni impressi in improbabili forme incredibilmente reali, che diletta il suo spirito calzando le sue scarpe d’autore passeggiando per il centro di Parigi e che non disdegna un calice di vino, di quello buono, ha lasciato e regalato il suo spirito ad una terra che ha sofferto, ma che sa accogliere e comprendere un gesto di genuina e squisita amicizia valorizzandolo ed coltivandolo offrendo piccoli ma importantissimi segni di approvazione, così come solo i Siciliani sanno fare.
Il Centro Civico di Menfi adesso è adorno di quest’opera. Il suo rintocco porterà, a chiunque ha conosciuto ed incontrato Stefan, il ricordo e la consapevolezza che questo territorio ha il dovere di aprirsi al mondo per offrire il proprio animo oltre che le proprie ricchezze. Porterà il pensiero che si può e che si deve fare molto di più e che spendere lacrime sulle proprie difficoltà non aiuterà questa magnifica terra a splendere della luce che merita.
Gianluca Testa
15 gennaio 2013 ore 16,00:
Menfi, Centro Civico Polifunzionale