L’area interessata si sviluppa su una superficie di 600 chilometri quadrati e tocca molti Comuni della Valle del Belice: Alcamo, Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, Montevago e Santa Margherita Belice. E’ in questa zona che dovrebbero iniziare i “saggi” per le trivellazioni alla ricerca del petrolio. La Regione nel mese di ottobre dell’anno scorso ha dato il via libera alla società Enel Longanesi, che ne aveva fatto richiesta, di effettuare le trivellazioni. La notizia non è nuova, ma le prese di posizione sono tutte nettamente contrarie.
Perché mortificare il territorio che vive già le sue grandi problematiche? Un territorio che oggi risulta anche inflazionato dalle pale eoliche disseminate in ogni dove, persino dietro il Cretto di Burri, l’opera di land art più grande al mondo che ricorda il terremoto nella Gibellina vecchia?
Il problema si era già posto oltre un anno fa quando le ricerche volevano concentrarsi nel mare delle Egadi e vicino Pantelleria. Le possibili trivellazioni erano state fermate dopo efficaci manifestazioni degli ambientalisti e prese di posizione di politici del territorio.
Ora si riparte e il pericolo è incombente. Solo due giorni fa il Consiglio provinciale di Trapani, su iniziativa del consigliere di Sel, Ignazio Passalacqua, aveva impegnato l’assemblea a dire un secco «no» alle trivellazioni con un documento in cui invitava il presidente delle Regione, Croccetta, a fare un passo indietro, ricordando che il territorio «è votato allo sviluppo turistico e non alla ricerca del petrolio».
Legambiente Sicilia, tramite il direttore regionale Gianfranco Zanna, dichiara: “Diciamo no con forza alle trivelle nella Valle del Belice. È impensabile – dichiara Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente Sicilia, che in un territorio, che ha intrapreso la strada della rinascita, dopo la ferita del terremoto di 45 anni fa, puntando sulla valorizzazione del territorio, dei prodotti tipici, la tutela del paesaggio, c’è chi pensa a perforare in un’area dove il rischio sismico è ancora fortemente presente e che comprende parchi, bacini idrici, strutture zootecniche e zone strategicamente importanti dal punto di vista paesaggistico e culturale. Aggiungiamo la nostra protesta a quella dei sindaci del comprensorio. Da anni, la nostra associazione con la campagna Salvalarte Belice, è presente sul quel territorio con l’obiettivo di farlo conoscere, di valorizzarlo, di cercare e promuovere risorse culturali, naturali e paesaggistiche inedite, e oggi più che mai – conclude Zanna – continuiamo la nostra battaglia a difesa della Valle del Belice”.
Martedì scorso l’ingegnere Mario Di Giovanna, portavoce del Comitato StoppaLaPiattaforma, è stato ascoltato in commissione parlamentare Ambiente all’Ars proprio sulla vicenda del rilascio della prima autorizzazione all’utilizzo delle trivelle nel Belice. Di Giovanna avrebbe scovato alcune anomalie nelle procedure di richieste ai Comuni. Tra queste, la mancanza di timbri di appartenenza all’ordine dell’estensore nella relazione geologica, l’assenza delle note di opposizione alla ricerca da parte dei comuni e numerose violazioni sulla tutela del territorio sollevate dai comitati antitrivelle.
“Chi ha firmato gli studi ne aveva il titolo?”, si chiede Di Giovanna.
“Il Comune di Montevago aveva posto l’attenzione sull’elevato rischio sismico dell’area. Perché è stato ignorato? Senza dimenticare che la documentazione progettuale non è stata spedita alle amministrazioni coinvolte, ma bisognava andare a Palermo a richiederle. Come fanno i comuni ad accorgersi di tali progetti, reperirli, studiarli e ripresentare le loro eventuali opposizioni entro 30 giorni? Sarebbe giusto che qualcuno cominciasse a darci delle spiegazioni”.
Interrogativi sui quali la politica ha cominciato a muoversi: i grillini, per esempio, preparano l’offensiva contro la richiesta della Longanesi il cui progetto a breve arriverà sul tavolo dell’Assessorato all’Ambiente per un secondo esame tecnico. “Una cosa è certa – assicura Giampiero Trizzino, esponente del Movimento 5 Stelle e presidente della commissione Ambiente – faremo di tutto per fermarli. Anche a costo di modificare l’attuale normativa. Vogliamo scrivere la parola fine alle trivellazioni in Sicilia”.
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