“A memoria di rosa non s’è mai visto morire un giardiniere”
Così mademoiselle de l’Espinasse, richiamava alla memoria la rosa di Fontanelle, conversando amabilmente con il medico.Bordeu (da “ Il sogno di d’Alembert” di Denis Diderot).
L’anziano bracciante ormai da diversi anni lavorava alla “forestale” e non si sognava, neanche minimamente, di essere all’altezza delle sottili disquisizioni dei filosofi dell’illuminismo, ne tantomeno osava cimentarsi, nel…sofisma dell’effimero! Tuttavia da qualche settimana un dubbio lo assillava, proprio in coincidenza di un nuovo lavoro che lo impegnava nella sistemazione di un pendio scosceso prospiciente il mare, con la messa a dimora di pianticelle di palma nana. No! non era possibile, una cosa così assurda, illogica ,spudoratamente paradossale.! Ne, tanto meno intendeva chiederne spiegazione a chicchessia!. Perciò aspettò la persona giusta per porre il quesito che da giorni lo tormentava come un chiodo fisso.
L’occasione non tardò a lungo, allorché fece visita al cantiere, per il controllo dei lavori, il prof Asciuto al quale l’anziano operaio si avvicinò e garbatamente gli chiese: “Mi scusi professore, Lei che è persona istruita, di cultura oltre che di scienza, mi dica: è nomale, logico, umanamente comprensibile che, nell’arco temporale della vita di un uomo, possa capitargli di estirpare estese piantagioni spontanei di “giummare” e poi dopo qualche decennio, sullo stesso terreno, ripristinare la coltura, anche se oggi viene chiamata palma nana? Le sembrerà strano –continuò l’operaio- ma tutto ciò mi ricorda, al tempo dei manicomi, quei “matti” intenti tutto il giorno a raccogliere le foglie cadute dagli alberi, sistemarli in mucchietti che poi, di notte il vento impietosamente disperdeva …. e così l’indomani si ritrovavano tutti insieme, di nuovo a raccogliere le foglie! Ma noi non siamo “matti” –vero- professore?! Perciò una logica deve pur esserci!”
Questa storiella la raccontò il prof Asciuto al tempo in cui fu commissario all’Ente di Sviluppo Agricolo.
Che cosa era successo?. Sarà stato il “sonno della ragione o la sua veglia febbrile”?
Sta di fatto che a stretta “memoria d’uomo” abbiamo assistito e … contribuito, armati di un ardimentoso impeto messianico, ad un radicale mutamento della nostra realtà sociale, economica, tecnica e culturale senza precedenti. In agricoltura abbiamo sconvolto, stravolto, stritolato le economie locali delle campagne, smembrandone le comunità attraverso l’abbandono di territori abitati per secoli, travisandone la storia, banalizzandone le tradizioni, usi e costumi, demolendone la memoria e deridendone i l… buon senso!
E ora .. senza alcun ritegno né rossore, siamo tutti quanti impegnati a raccattarne i cocci o almeno quello che ne è rimasto, quei pochi, laceri brandelli, estranei e in stridente contrasto con le strutture che li ospitano, utensili dai nomi intraducibili, raccolti, lucidati, catalogati con cura maniacale, da veri esperti museali. Stanno li, ordinati e silenziosi a fare bella mostra in attesa di vocianti scolaresche o di occasionali visitatori. Ma ora dobbiamo osare di più! : con gli strumenti della finzione proviamo a “gestire” il passato!. Magari attivando con il restauro artificiale borghi semi- abbandonati, rendendoli tutti perfetti e puliti; poi per completarne la scenografia imbalsamiamo, (senza perdere molto tempo), simpatiche vecchiette cosi da esporle liftate in colorati e merlettati costumi, dei bei tempi andati, a vendere salumi o caciotte nostrane a peso d’oro!
Michael Crichton un prolifico autore di romanzi di fantascienza, giustifica un avventuroso viaggio nel medioevo, di un gruppo di scienziati con queste parole: “La storia non è disinteressata registrazioni di eventi ormai lontani, né materia di dispute erudite e inutili. La storia deve porsi come obbiettivo il chiarimento del presente, delle ragioni che hanno reso il mondo tale e quale lo vediamo. La storia ci spiega le cose essenziali del nostro mondo e in che modo si è giunti a crearle. Ci rivela i fondamenti e la validità dei nostri assunti assiologici. Ci suggerisce cosa trascurare o tralasciare …..
Un grande potere, insomma Il potere di plasmare una società nel suo insieme.
Il futuro è nel passato …. nelle mani di chi controllerà il passato” ( Timeline1999)
Giuseppe Bivona