Agrigento sarà fra le ultime città d’Italia, ma gli agrigentini, almeno in politica, non lo sono.
In almeno tre occasioni negli ultimi anni, infatti, sono stati protagonisti dei momenti clou delle cadute dei Governi. Due volte con il senatore Nuccio Cusumano e una volta, la settimana appena passata, con l’onorevole Angelino Alfano.
Cusumano il 18 maggio del 1994 consentì all’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di ottenere la fiducia. Insieme ad altri tre senatori del Ppi, Cusumano lasciò l’aula di Palazzo Madama, contravvenendo alle indicazioni del suo partito e consentendo così di abbassare il quorum e salvare Berlusconi.
Pochi anni fa, per la precisione nel gennaio del 2008, voleva salvare il governo Prodi e anche in questo caso, contravvenendo alle indicazioni del suo partito (Udeur), votò contro la sfiducia al Governo Prodi. Il suo voto alla fine non fu determinante e, anche se per pochi voti, il governo Prodi cadde aprendo poi le porte al Governo Berlusconi. In quell’occasione Cusumano fu cacciato dall’Udeur, oggi scomparso, e approdò nel Pd dove si trova ancora oggi.
Situazione diversa per Angelino Alfano, approdato giovanissimo alla corte del leader Silvio Berlusconi che lo ha scelto per fare il Guardasigilli prima e il segretario nazionale del Pdl dopo. Ed è stato proprio in questa veste che qualche giorno fa si è presentato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per dire che il suo partito ritirava l’appoggio al Governo Monti, aprendo di fatto la crisi e provocando le dimissioni dell’attuale primo ministro. E qualche settimana fa, quando Berlusconi non aveva ancora deciso il suo ritorno in campo, era anche il favorito alle primarie per scegliere il candidato alle prossime elezioni politiche. Una situazione positiva che avrebbe anche potuto portarlo a diventare il nuovo leader del centrodestra e possibilmente anche primo ministro.
E non sarebbe stato il primo agrigentino a guidare il governo del Paese. Lo aveva fatto il riberese Francesco Crispi, che fu anche Presidente della Camera e Ministro come il bivonese Nicolò Gallo. Recentemente c’era stato anche Calogero Mannino a ricoprire più volte la carica di ministro mentre altri, come Sinesio o Mangiacavallo, ebbero incarichi di sottosegretario.
Come si vede, quindi, Agrigento non è una sconosciuta nei palazzi capitolini. I suo rappresentanti sono e sono stati nelle stanze dei bottoni.
E allora, ci si chiede, come mai siamo sempre agli ultimi posti di tutte le graduatorie d’Italia?
Stelio Zaccaria LaSicilia
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