Last updated on Dicembre 11th, 2012 at 01:01 pm
Brunetta non é certamente un Brunello a sostenere alcune idee esogene, i brunelli siamo noi siciliani che inseguiamo idee ed idealismi che per camminare hanno il bisogno delle gambe degli altri o di nuovi contenitori che si preoccupano del packaging dimenticandosi che il contenuto sono i siciliani.
A mio avviso bisogna avere la consapevole forza di superare gli steccati e le barricate partitiche per ritrovarsi in campo aperto e ridefinire culturalmente che l’unico bene comune siamo noi siciliani.
Lo storico export di pacchetti di voti a servizio del nord ha prodotto due significativi effetti:
- sviluppare politiche economiche e sociali nord centriche, con il risultato di una costante e storica marginalità del sud, vedi ad esempio: a noi tagliano il Ponte di Messina (d’accordo o no) e loro continuano a spendere soldi per il più costoso MOSE. Eppure il Mose serve una collettività di circa 300 mila abitanti contro poco meno di 5 milioni di siciliani, Venezia e patrimonio UNESCO mentre in Sicilia sono:
- L’Area Archeologica di Agrigento;
- La Villa Romana del Casale di Piazza Armerina;
- Le isole Eolie;
- Le città barocche del Val di Noto: Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli;
- Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica.
Certamente non si può affermare che Venezia la possiamo affondare, ma di converso noi siamo “sacrificabili” per e sull’altare della patria, loro “NO”. Questa malversazione supinamente accettata accade sin dagli albori dell’unità d’Italia.
- La marginalità infrastrutturale storica della nostra macchina economica, conseguenza della politica nord centrica, ha fatto divenire il meridione e la Sicilia un mercato di consumo di prodotti e servizi di aziende che arricchiscono il solo PIL padano, così da farlo arrivare a livelli della più quotata Norvegia. La riforma federalista, a queste condizioni e con i loro vantaggi acquisiti, sarà per noi la mazzata finale. La beffa e che questa circostanza darà ancora più forza alle loro istanze di separazione, “fottendosene” dell’italica unitarietà da loro voluta é in battaglia conquistata.
In tempi moderni Adolf Hitler definiva con il termine “Lebensraum” lo “Spazio Vitale”, nel senso che un popolo per potersi sviluppare pienamente, secondo la dottrina “geopolitica” tedesca dell’ottocento, ha necessariamente bisogno di uno spazio geografico indispensabile. Il concetto fu fatto proprio da Hitler che lo impiegò per legittimare la politica espansionistica e bellicista che avrebbe consentito alla Germania di conseguire l’ampliamento dello spazio vitale, fino a un dominio tedesco su tutto il continente europeo.
Al Cavour, che soffriva la cultura austro ungarica dell’ottocento, veniva difficile da mandare giù il termine “Lebensraum”, ma ne comprendeva il valore storico ed economico della nascente nazione piemontese; non ebbe mai il coraggio pubblico di definirlo “Spazio Vitale a Sud” ma con il sapiente talento di Padre della Patria piemontese ideò che: i popoli della penisola italica dovevano ricercare e creare l’unità, pur essendo cosciente che lingue, culture e costumi erano inconciliabili e tutti da inventare.
Della strategia dello “Spazio Vitale a Sud” ancora oggi ne vediamo i risultati e ne subiamo le conseguenze.
Se consideriamo i colpevoli vuoti di memoria sul “sogno in parte tradito del Risorgimento” nel libro “Sud un sogno possibile” e delle innumerevoli nefandezze e motivazioni che hanno spinto verso l’unità d’Italia, personalmente delle “Lectio Magistralis” del Prof. Renato Brunetta da Venezia “me po fregà de meno”.
Una risposta la darei in maniera concreta per correggere alcune dimenticanze e strafalcioni storici e con ciò provocare una sana dissenteria padana, per fare ciò invoco la consapevole sensibilità del popolo siciliano: da domani acquistiamo e consumiamo solo prodotti e servizi made in Sicilia, vedremo schizzare il nostro PIL immediatamente e di conseguenza i nostri figli cominceranno ad avere un concetto del futuro improntato alla serenità.
Venezia è una meravigliosa città, ma è terribilmente umida e fa male alle ossa dei siciliani.
Operiamo in modo consapevole ed arricchiamo la nostra terra, pensiamo a km Ø e consumiamo a km Ø. La Sicilia ha già tutto quello che serve.
Il punto d’arrivo lo conosco, é il percorso che mi interessa.