L’elezione è arrivata, come da pronostico alla seconda votazione. Ma i conti non tornano e spaccano subito il centrosinistra e il Pd in particolare. Potrebbe condizionare il cammino futuro del Parlamento, lo scrutinio che ha portato Giovanni Ardizzone sullo scranno più alto.
In base agli accordi resi pubblici alla vigilia, il deputato centrista avrebbe dovuto raccogliere 62 consensi: 40 della sua coalizione (Pd, Udc, Movimento Territorio e Lista Crocetta), 12 assicurati dal Pdl, 5 dal Pid e 4 dalla Lista Musumeci. Più quello di Nicola D’Agostino, ormai ex leader dell’Mpa. Invece di voti Ardizzone ne ha raccolto 16 in meno.
Un’elezione che poteva quindi sfumare se si fosse perso per strada anche un solo altro voto.
E così, fra accuse sussurrate e segnali evidenti, ad accendere le micce è stato il leader dell’Mpa-Pds, Rino Piscitello: “E’ evidente una maggioranza d’aula differente da quella di governo. C’è dentro l’intero centrodestra. L’intento è imbrigliare con inciuci il presidente Crocetta che invece ha mostrato reale autonomia”.
Mpa e Grande Sud, forti di 13 deputati, hanno fatto trovare nell’urna altrettante schede bianche. Loro non c’erano nell’accordo su Ardizzone.
E infatti Roberto Di Mauro rilancia: “C’è un inciucio fra il Pd di Lupo e il Pdl di Castiglione. Sarà una legislatura di accordi sottobanco”.
Nel Pd in tanti contano circa 10 dei 16 voti che sono venuti a mancare a Ardizzone: 4 sono andati a Lupo (chi mugugna nel Pd lo ha indicato come responsabile dell’intesa col Pdl) e poi 6 o 7 a vari candidati. Lupo è stato fra i primi a complimentarsi con Ardizzone (“favorirà il dialogo politico”) mentre Cracolici, già critico verso la giunta, si è limitato a un tweet di buon lavoro e non ha fatto comunicati.
Il malessere dell’area Cracolici non è legato ad Ardizzone ma al disegno politico che gli ex Ds vedono maturare: altro segnale è stata la presenza all’Ars del coordinatore del Pdl Giuseppe Castiglione. Che a sua volta ha rilanciato, insieme a Dore Misuraca, sottolineando che “noi abbiamo votato alla luce del sole per Ardizzone accogliendo l’invito a un accordo istituzionale. Il Pd invece si è spaccato: da un lato Cracolici e dall’altro Lupo”.
L’accordo passerebbe dalla cessione a Pdl, Pid e Musumeci di almeno una vicepresidenza dell’Ars, un deputato questore e uno o due commissioni. Ma i franchi tiratori del Pd non possono essere i soli a spiegare i 16 voti persi da Ardizzone. E in tanti in area Pd notano che Crocetta non ha fatto note ufficiali per salutare l’elezione di Ardizzone.
Il presidente della Regione aveva cercato fino al giorno prima l’intesa con i grillini. In effetti, prima del voto, Crocetta si era augurato a Tgs che “si arrivi a una elezione all’unanimità”. Possibile a quel punto solo riaprendo le trattative dopo un eventuale flop di Ardizzone.
I grillini invece hanno fatto convergere i loro 15 voti su Antonio Venturino raccogliendo perfino altri due voti su Cancelleri. Considerando anche qualche deluso in Pdl e Udc, la lettura del voto è dunque fatta.
Esplicitata anche dalla soddisfazione che Saverio Romano e Nello Musumeci hanno reso subito pubblica: “Siamo stati determinanti”.
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