I 15 eletti del Movimento 5 Stelle hanno consegnato all’Ufficio di presidenza dell’Ars la lettera con cui rinunciano al rimborso delle spese elettorali. Ma davanti Palazzo dei Normanni la gigantografia che riproduce un assegno con la somma relativa è stata riposta in un’auto.
All’ultimo momento i neo deputati si sono accorti di avere sbagliato i calcoli e che la cifra di circa un milione e mezzo era errata.
Tutto da ricalcolare in base alla legge del Parlamento nazionale varata nel luglio scorso. In linea di massima la quota dei grillini dovrebbe ammontare a circa 800mila euro.
È pur sempre una cifra di rispetto. E così sono da rivedere i conti degli altri gruppi politici dell’Ars.
Ovviamente si è trattato di un gesto simbolico, come afferma Giancarlo Cancelleri, capogruppo designato del M5s: «Abbiamo dato un segnale di cambiamento. A prescindere dalla somma alla quale rinunciamo, la politica necessita di buone idee e onestà per perseguirle».
In realtà, al rimborso del contributo per le spese elettorali tecnicamente non si rinuncia. Basta non chiederlo e va direttamente al fondo nazionale del tesoro. Dice Cancelleri: «Vogliamo che questi soldi restino nelle disponibilità del Tesoro a Roma».
Ma piuttosto che lasciare questi fondi alla disponibilità della casta romana, pare che in alternativa i grillini abbiano altra strada da perseguire. Stando a quanto sostiene l’avvocato Francesco Menallo, che ha studiato la legislazione e le procedure sulle elergizioni pubbliche ai partiti, il M5s punta ad incassare tutte le somme dovutegli, depositarle presso la Banca Etica e, al netto delle spese, impiegarle in attività sociali con l’intervento della stessa banca (ogni euro disponibile del M5s, la banca contribuirebbe per una cifra quattro volte superiore).
Presso la Banca Etica, il M5s siciliano depositerà oltre il rimborso delle spese elettorali, gli emolumenti spettanti ai propri deputati, portaborse compresi, e i contributi per la gestione del gruppo. Il singolo deputato, mensilmente preleverà dalla Banca Etica 2.500 euro al netto. Le varie spese saranno certificate come previste dalla legge, anche per la gestione dei gruppi parlamentari.
In ogni caso, come annunciato da Cancelleri, il primo atto legislativo proposto dal M5s sarà un ddl con cui si modifica il criterio di finanziamento compresi gli emolumenti dei deputati da ridurre fino a 2.500 euro al mese. Ma sarà inserita anche una postilla sul controllo delle presenze dei deputati in Aula e nelle commissioni legislative.
«Sarà il nostro primo atto – avverte Cancelleri – ma temo che farà la fine del porco, una fine scontata». Infatti, i ddl a richiesta si possono votare a scrutinio segreto. È quanto dire. Ma, come detto, i grillini gestiranno a modo loro le indennità. E questo, afferma Cancelleri, «è il vero atto rivoluzionario». G. C. LaSicilia
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