“Il ministro degli interni ha chiesto (e ottenuto) l’accesso ai profili facebook”. Questo, in sintesi, il testo che molti utenti stanno condividendo su uno dei più famosi social network al mondo.
Iniziamo con il dire che il suddetto “avviso” è una BUFALA (affermazione falsa o inverosimile)!
Ma cerchiamo di fare chiarezza: un accordo nel 2010 tra la Polizia Postale e Facebook c’è stato davvero e prevede la possibilità di tracciare pagine e gruppi che possono destare interesse per determinati eventi (tifoserie violente, pedofili, gruppi politici estremi). Semmai è da verificare dove comincia la linea di demarcazione tra ciò che la Polizia dovrebbe seguire e ciò che può rimanere fuori, perché privo di interesse d’indagine.
Raoul Chiesa – professionista di sistemi di sicurezza e consulente per l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI ) – spiega che “E’ incredibile come internet e blogger superficiali, per usare un termine gentile, possano non sono amplificare bufale e notizie totalmente false, ma addirittura rispolverarle anche in questo caso, infatti, l’inesattezza della notizia era già nota da lungo tempo. Grazie a Dio viviamo in un Paese civile, nel quale è comunque e sempre necessaria l’autorizzazione della Magistratura per procedere ad intercettazioni di qualsivoglia tipologia, che siano telefoniche o sulla rete Internet e, come in questo caso, su account presso il social network Facebook”.
Ieri sera anche la Polizia Postale ha deciso di intervenire per smentire la notizia: “Attenzione: nelle ultime ore si sta diffondendo il seguente messaggio Facebook: il ministero degli Interni ha ottenuto le chiavi per entrare nei profili. Vogliamo precisare che è assolutamente falso. La Polizia Postale può visionare un Profilo, una Pagina o un Gruppo, solo ed esclusivamente tramite una rogatoria internazionale (come indicato nel Centro per la sicurezza di Facebook ) la quale dev’essere disposta ed autorizzata dalla magistratura.
Diversamente, la Polizia Postale può oscurare in maniera autonoma Pagine/Gruppi che contengono al suo interno materiale pedo-pornografico. Per quanto riguarda i profili personali invece e relativi dati personali quali nomi, data di registrazione, informazioni su di carte di credito, indirizzi e-mail e indirizzo IP, la Polizia può procedere solo se per il titolare del profilo è stato emesso un mandato di comparizione nel contesto di un’indagine ufficiale, in presenza di una ingiunzione del tribunale o di un mandato di perquisizione per fondati motivi, in conformità alle procedure contenute nelle Federal Rules of Criminal Procedure”.
La smentita della notizia, ci fa dunque comprendere come si sia trattato di una bufala che si è propagata a macchia d’olio con un semplice click.
Giacomo Lanzarone
Giacomo Lanzarone è nato a Menfi nel 1983. Ha studiato in Emilia Romagna conseguendo la Laurea in Informatica. Dopo alcune esperienze professionali in Ferrari e Maserati, nel 2017 è emigrato nella sedicente Padania.
Da alcuni anni si è specializzato come tecnico ERP Infor LN. Oggi si occupa anche di Business Intelligence, con l’ausilio di Infor Dynamic Enterprise Performance Management (Infor d/EPM).
Determinato, sportivo, amante della buona cucina e dei piaceri della vita. Ama viaggiare, allargare i suoi orizzonti e scoprire nuove culture.