L’unico settore che cresce in Italia è l’agricoltura. Dall’analisi sviluppata dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori al convegno “Il contributo dell’agricoltura per la riforma del lavoro e la crescita” si sottolinea che la crisi persiste, ma il comparto agricolo è estremamente vitale ed ha grandi risorse e potenzialità, ma è indispensabile che vengano abbattuti costi (produttivi e contributivi) e burocrazia che oggi invece paralizzano le imprese agricole.
I numeri dimostrano che il settore agricolo è l’unico a creare occupazione: il valore aggiunto cresce dell’1,1%, il numero degli addetti sale addirittura del 6,2%, dà lavoro a molte donne, vanta imprenditori giovani con un elevato livello di istruzione e potrebbe assorbire in tempi rapidi più di 200mila disoccupati.
Lo studio ci dice che nelle campagne c’è ancora possibilità di lavoro e ciò può essere sfruttato dal governo con interventi mirati che consentano agli imprenditori agricoli di riprendere a «marciare» e di aprire le porte ai tanti lavoratori espulsi da altri settori.
Tra le particolarità dell’agricoltura uno studio rileva che la presenza femminile s’è imposta e continua a crescere. Oggi infatti le aziende agricole condotte da donne sono più del 33% e le lavoratrici rappresentano quasi il 40% della forza lavoro del comparto. Con un processo graduale di «femminilizzazione» che parte proprio dalle regioni meridionali.
Altra caratteristica del settore è l’elevata scolarizzazione dei giovani che ci lavorano. Nonostante una presenza degli under 40 ferma all’8%, tra gli imprenditori junior delle campagne uno su tre ha un titolo di studio elevato, dal diploma in su.
«Ma è indispensabile – ha detto il presidente Cia Giuseppe Politi – una drastica riduzione degli adempimenti burocratici».
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