L’obiettivo è evitare l’aumento dell’addizionale. «Ma un miliardo per le imprese è fondamentale».
La partita dell’aumento Irpef è tutt’altro che chiusa. Aumento? Sì, no, forse.
Come è noto, venerdì, il governatore Crocetta ha fatto un passo indietro rispetto all’aumento deliberato dalla giunta. L’assessore all’Economia Bianchi paventa ipotesi di dimissioni ove il ddl approvato dalla giunta venisse stravolto. Dal Pd, fonte Cracolici, arriva l’ennesimo ultimatum: no secco all’aumento dell’Irpef.
Tutti sperano in una soluzione indolore per i siciliani, sperando nel buon dio romano. La partita oltre che essere drammatica per la difficile situazione finanziaria della Regione, ha anche risvolti politici ove si consideri che l’assessore Bianchi è in quota del Pd e lo scontro avviene proprio tra lui e il suo partito che nei giorni scorsi gli avrebbe dato il placet per poi negarlo. Bianchi non sembra affatto disposto a «rimetterci la faccia».
Intervenendo con una nota ad hoc, Crocetta ha escluso contrasti con «l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, in merito all’ipotesi di aumento delle aliquote Irpef per finanziare il debito con le imprese siciliane».
E si affida al buon dio romano: «Non è una proposta del governo regionale, ma di quello nazionale». Dunque, «è proprio con quest’ultimo che intendiamo negoziare fino in fondo la possibilità di utilizzare altri strumenti poiché, è nostra valutazione che attualmente la pressione fiscale sia diventata insostenibile e, pertanto, siamo molto più favorevoli al fatto che il governo nazionale conceda alla Sicilia il prestito per il pagamento delle imprese trattenendolo dai trasferimenti destinati alla Regione».
E se il buon dio romano non sarà caritatevole?
Il presidente Crocetta si affida ad un appello senza frontiere: «È ovvio che se tale misura non venisse accettata dal governo centrale, a quel punto, le forze parlamentari siciliane e le forze sociali dovranno decidere se accettare il provvedimento (cioè aumento dell’Irpef, ndr) che in ogni caso mette in circolazione un miliardo di euro immediatamente per l’economia siciliana in contropartita di un piccolo incremento, oppure rinunciare a tale misura fondamentale per lo sviluppo».
«Su queste impostazioni – ha aggiunto Crocetta – ragioniamo con le forze politiche, con la giunta e con Bianchi, con cui siamo in perfetta sintonia». Ed ancora: «Nella conferenza stampa di ieri (venerdì, ndr) ho potuto sottolineare come il possibile incremento dell’Irpef non sia una scelta siciliana, ma romana».
In attesa della spedizione nella Capitale, Cracolici (Pd) lancia un missile: «La vicenda Irpef dimostra che quando non c’ è concertazione nell’azione politica di un governo, si va a sbattere. Per quel che mi riguarda, lo avevo già detto alcuni giorni fa all’assessore Bianchi: non avrei votato una norma in base alla quale, per pagare i crediti alle imprese, si aumentano le tasse ai siciliani che già le pagano».
Quella di Cracolici non è una voce isolata. Arrivano segnali che anticipano mal di pancia all’Ars proprio in attesa del dibattito sulla situazione finanziaria.
Sul fronte dell’opposizione, Marco Falcone (Pdl) ha attenzionato il «salva imprese», nel corso di un incontro con gli imprenditori, sfiorando anche la querelle Crocetta-Bianchi-Pd: «Alla crisi si aggiunge una politica di governo assolutamente mutevole, anche tra i componenti dell’esecutivo e tra questi e il Presidente.
La norma cosiddetta “Salva Imprese” ne è l’ultimo esempio: dopo avere ascoltato l’assessore al Bilancio, Bianchi, sulla necessità di approvare un provvedimento che potrebbe dare una sicura boccata d’ossigeno alle aziende siciliane, ma anche alle aziende sanitarie e ospedaliere, esposte per diversi milioni di euro di interessi passivi, il governatore Crocetta dice di essere contrario. La stessa soluzione annunciata da Crocetta su come pagare le rate del mutuo, sostituendo la tassazione con un eventuale taglio di trasferimenti statali appare improntata ad un pressapochismo non comune, di chi non conosce l’asfissia del nostro bilancio».
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