I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo e del Ros stanno eseguendo una ventina di provvedimenti cautelari nei confronti di persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, rapine, detenzione illecita di armi da fuoco, scambio elettorale politico mafioso e traffico internazionale di stupefacenti.
L’indagine e’ coordinata dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli. I magistrati sono riusciti a disarticolare il mandamento mafioso di Bagheria. In carcere i capi storici della cosca ma anche il reggente e il cassiere del mandamento e i capi delle famiglie mafiose di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia. Dall’inchiesta, che e’ stata condotta con la collaborazione della Royal Canadian Mounted Police, e’ emersa l’esistenza di un accordo tra Cosa nostra di Bagheria e la famiglia mafiosa italo-canadese dei Rizzuto.
Sotto sequestro beni per 30 milioni: si tratta di beni mobili, immobili e complessi aziendali tra cui locali notturni della movida palermitana, agenzie di scommesse, imprese edili e supermercati. Tra questi c’è pure il pub Villa Giuditta di via San Lorenzo, a Palermo.
C’e’ anche un candidato della Lega Nord alle ultime elezioni politiche tra gli indagati nell’operazione antimafia dei Carabinieri del Comando provinciale di Palermo e del Ros, che all’alba di oggi hanno azzerato i vertici mafiosi di Bagheria eseguendo decine di arresti. Si tratta del sindaco di Alimena, piccolo centro del palermitano, Giuseppe Scrivano, al quale e’ stata notificata poco fa un avviso di garanzia per voto di scambio. Dall’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo, e’ emerso che alle ultime elezioni regionali, dell’ottobre scorso, Scrivano, che era candidato con la Lista Musumeci, avrebbe contattato persone ritenute vicine a Cosa nostra per avere voti. Il tutto, secondo gli inquirenti, in cambio di denaro. Le indagini confermano cosi’ la capacita’ di Cosa Nostra di condizionare le dinamiche politico-elettorali locali.
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