Obiettivo centrato. La dichiarazione ufficiale è arrivata venerdì, l’investitura avverrà in Cambogia. Il ministro. «Coniuga tutela e valorizzazione dell’ambiente».
Come le Galapagos e le cascate di Iguazù, la barriera corallina australiana e il parco di Yellowstone. Da giugno, nella lista dei 183 gioielli naturali decretati dall’Unesco nel Patrimonio dell’Umanità, ci sarà anche l’Etna.
Il riconoscimento ufficiale è arrivato ieri dal ministero dell’Ambiente e l’investitura avverrà in Cambogia a Phnom Penh nella prossima sessione del Comitato del patrimonio mondiale. Il vulcano, esempio “vivo” delle grandi ere della storia della terra, luogo di storia e di miti, padre o meglio “madre” (perché per i catanesi l’Etna è femmina) delle popolazioni che abitano lungo i suoi fianchi, mostra al mondo con orgoglio, i suoi 19.327 ettari di aree protette, la sua unicità ambientale, la sua bellezza.
Per l’Etna, per tutto il territorio attorno al vulcano, per le speranze di sviluppo di tutta la regione è un traguardo importantissimo. Più volte s’era parlato di inserire “‘a muntagna” tra i siti ambientali più importanti della Terra (altri illustri candidati italiani, come le Dolomiti, diventate tre anni fa patrimonio dell’Unesco, l’avevano messa in ombra), ma solo negli ultimi due anni è stato completato l’iter che ha “laureato” l’Etna simbolo naturalistico mondiale. Il dossier è stato ripreso e ripresentato dal Parco dell’Etna con tutta la documentazione curata dai funzionari e dai professionisti del Parco coordinati dall’ingegnere Agata Puglisi. Si parlava tanto di Etna come patrimonio dell’Unesco ma nessuno aveva mai formalizzato l’inserimento del vulcano attivo più alto d’Europa (3.320 metri) nella lista da sottoporre al vaglio del ministero dell’Ambiente per proporre la candidatura.
Ora che l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ha detto di sì, riconoscendo l’importanza scientifica ed educativa, l’eccezionale attività eruttiva e l’ultramillenaria notorietà del mons Ghebel, icona di tutto il Mediterraneo, ci si chiede se saremo capaci di cotanto onore. Se ai turisti che s’inerpicano sulle strade del vulcano offriremo, oltre allo spettacolo delle colate di lava e dei boschi (che peraltro sono un regalo della natura), gli stessi panorami di spazzatura variegata, gli stessi servizi scadenti, la stessa mediocre rete di trasporti, in una parola la stessa mancanza di rispetto che finora gli abbiamo, purtroppo, riservato.
«Se questo riconoscimento può servire anche ad accrescere la sensibilità delle persone per il rispetto della natura ben venga – dice una raggiante presidente del Parco dell’Etna, Marisa Mazzaglia -. Noi per primi dovremo imparare ad avere maggiore consapevolezza del nostro patrimonio, imparare a rispettarlo e tutelarlo, non solo per le future generazioni ma anche per farlo diventare un bel posto in cui vivere, lavorare, accogliere i turisti. L’inserimento dell’Etna nella World heritage list servirà ad accrescere il numero dei visitatori e a fare un battage pubblicitario mondiale sul nostro vulcano. Statisticamente la sola dichiarazione di sito Unesco comporta un incremento di visitatori anche del 20% in più. Abbiamo davvero una grande occasione. I siti Unesco solitamente hanno la possibilità di accedere a fondi dedicati sia da parte europea che dei vari governi nazionale e regionale, cui faccio appello per dare una spinta a questa parte di territorio. Sono convinta che ci sarà anche un incremento di natura economica ma se anche si trattasse solo di un incremento di carattere culturale, sarebbe già tantissimo».
«È un traguardo significativo per l’Italia – ha commentato il neoministro dell’Ambiente, Andrea Orlando -. Il riconoscimento, come è già avvenuto recentemente con le Dolomiti, è un’opportunità per il nostro Paese per coniugare la tutela dell’ambiente con la valorizzazione del territorio, investendo così nello sviluppo sostenibile, la strada che dobbiamo percorrere».
Di «punto di partenza e non di arrivo» ha parlato Gianfranco Zanna, direttore regionale dei Beni culturali di Legambiente Sicilia. «Dev’essere l’inizio di un nuovo percorso – ha affermato – per una maggiore tutela e valorizzazione dell’Etna e del suo splendido territorio, che va amato e protetto. Fummo proprio noi, nel novembre 2010, con l’iniziativa Salva L’Arte Sicilia – ha ricordato a lanciare la proposta di candidare il vulcano siciliano nella World Heritage List».
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