Seminario sul turismo.
«La grande pecca del turismo siciliano è la mancanza di un prodotto che lo identifichi. Finora ci si è basati sull’attrattività generica del brand Sicilia, ma non basta più».
E’ l’opinione di Josep Ejarque, uno dei maggiori esperti di management e marketing turistico che, nell’ambito di una collaborazione con Federturismo, sta incontrando gli imprenditori del settore, regione per regione, per stilare un libro bianco che sarà presentato il 30 maggio al nuovo governo nazionale. «Il ritorno del turismo siciliano – analizza Ornella Laneri, presidente regionale Federturismo – è scadente a livello economico, ma non è male riguardo alle presenze. I dati della Banca d’Italia dicono che aumentano i turisti esteri, ma si rivolgono al circuito extra alberghiero, per questioni economiche e per una maggior connessione col territorio. Gli albergatori dovranno riragionare il loro approccio».
Attualmente il turismo in Sicilia incide solo per il 3,3% del Pil regionale, e solo il 23% dei visitatori afferma di voler tornare. Risultati non esaltanti, frutto di una sostanziale confusione su cosa dovrebbe offrire la Sicilia al visitatore, che deve essere visto non come turista, ma come un cliente sempre più esigente.
«Il cliente – continua Ejarque – vuole sapere cosa offri, quando lo offri, perché, quando venire e quanto costa. Non si cerca una destinazione, ma un prodotto, e in Sicilia non si sa quale sia. La guerra si vince sulla differenziazione dell’offerta, altrimenti rimane solo la leva del minor prezzo. Il turista è disposto a spendere di più solo per il valore aggiunto, non per il servizio». I dati di Federturismo dicono che c’è una maggior disponibilità ad effettuare vacanze (il 74% degli europei ne fa 3 all’anno), ma di breve durata (4 giorni la media in Sicilia).
Inoltre l’85% dei turisti continentali cerca informazioni sulla destinazione sul web, e 2 su 3 si basa sui commenti di altri visitatori. Bisogna quindi fare delle scelte settoriali e cercare l’effetto traino.
«Dobbiamo cominciare – osserva Laneri – dalla formazione di nuove professionalità che siano più ricettive riguardo al turismo di nicchia. Penso al turismo accessibile, per i disabili, per le famiglie con bambini, per chi ha intolleranze alimentari, o per la terza età. Senza dimenticare l’enogastronomia o lo sport, che attraggono clienti “ricchi”. Turisti che richiedono maggiori sforzi ma portano più indotto, cosa che i viaggi low cost non fanno. Solo pochi territori dell’Isola sono pronti ad accogliere questa tipologia di clienti. Bisogna lavorare per incrementarli, e coinvolgere le istituzioni affinché si realizzino servizi a supporto delle esigenze di determinate categorie di turisti».
La specializzazione trova d’accordo anche l’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris: «Punterò la programmazione dei fondi sul web e sul turismo per famiglie con bambini. Quello che pianifichiamo oggi è ciò che loro si troveranno domani. Finora si è speso in maniera sregolata, per questo sto fermando la programmazione attuale».
Massimo Gucciardo
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