«Senza correttivi (aumento dei trasferimenti agli enti locali) sono a rischio dissesto 300 comuni siciliani su 390».
A lanciare il grido d’allarme è Giacomo Scala, presidente dell’Anci Sicilia, organismo che sta stipulando un protocollo d’intesa – insieme alla Regione e all’Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale) – per fornire un supporto gratuito alle amministrazioni locali isolane in materia di economia e finanza pubblica.
L’Ifel, fondazione istituita nel 2005 dall’Anci, fungerà da “consulente” dei comuni, monitorando contabilità e finanze delle amministrazioni, elaborando statistiche e previsioni sugli andamenti economici, formando il personale comunale, supportando le azioni di accertamento per l’evasione fiscale e suggerendo correttivi economici.
Nel frattempo, diversi comuni sono in dissesto e altri in fase di pre-dissesto. Il primo caso conclamato di “fallimento” è quello di Comiso, dichiarato oltre un anno fa. Da circa un mese, inoltre, il commissario nominato dalla prefettura ha adottato la delibera che certifica il default di Milazzo e Cefalù, anche se sono stati presentati dei ricorsi presso il Tar. L’Anci Sicilia sostiene che in totale i comuni in dissesto siano 12, ma le tre situazioni citate sono al momento le uniche certificate dall’assessorato regionale alle Autonomie locali.
Le amministrazioni che invece sono in pre-dissesto si attestano a quota 20. Quattro di queste (Messina, Monreale, Belmonte Mezzagno, Caccamo), sono state ammesse ad uno stanziamento da 40 milioni, frutto di un prestito concesso da una apposita legge regionale destinata ai comuni siciliani che abbiano attivato in tempo le procedure di pre-dissesto. Fondi da restituire allo Stato in dieci anni, senza interessi.
Gli altri 16 comuni, che hanno fatto solo il primo passo per accedere al Fondo di rotazione regionale (ancora non se ne conosce l’entità per il 2013) e a quello nazionale, sono: Catania, Modica, Scicli, Ispica, Scordia, Santa Venerina, Giarre, Santa Maria di Licodia, Scaletta Zanclea, Bagheria, Termini Imerese, Taormina, Tortorici, Racalmuto, Avola e Santa Caterina Villermosa.
«Da quest’anno – continua Scala – i vincoli del Patto di stabilità verranno estesi ai comuni tra i mille e i 5mila abitanti, in pratica la metà di quelli della Sicilia, ma le amministrazioni non sono preparate. Con il protocollo, che mette l’Ifel a disposizione della Regione in materia sistemica, si apre una nuova fase del rapporto con le autonomie locali».
L’assessore regionale alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, spiega che «le alternative al dissesto o al pre-dissesto sono una strada da praticare nell’ottica della salvaguardia del cittadino, visto che la bancarotta comporta automaticamente l’innalzamento ai limiti massimi delle tasse locali. L’Ifel aiuterà i comuni tenendoli aggiornati sulle novità normative in campo amministrativo e fiscale».
«Per evitare il default – sottolinea Luca Bianchi, assessore regionale all’Economia – servono risorse e qualità amministrativa. Per il secondo aspetto ci pensa l’Ifel, formando i dirigenti comunali. Riguardo alle risorse, invece, a fine 2012 c’è stata una fortissima penalizzazione dei comuni, con i trasferimenti regionali ridotti a 600 milioni dal vecchio esecutivo, e una previsione per il 2013 pari a zero euro. Quando si è insediata la nuova Giunta, il capitolo relativo al 2012 è stato integrato in extremis con altri 200 milioni, e abbiamo cominciato a costruire la dotazione 2013. Siamo arrivati a 300 milioni, e c’è l’impegno di ampliare la somma con la Finanziaria. Intanto, tramite il Patto di stabilità verticale, la Regione sta per cedere 120 milioni ai comuni, riducendo così di un terzo l’obiettivo per il 2013 delle amministrazioni locali, cioè di avere un avanzo di bilancio complessivo di 427 milioni».
E a questo proposito Scala lancia una stoccata all’ex governo Lombardo: «Nel 2012 la legge nazionale assegnava 171 milioni alla Sicilia per derogare il Patto di stabilità per i Comuni, ma la Regione ha rinunciato per questioni burocratiche. Soldi che sono stati spartiti tra le altre regioni. Nel 2013 partiamo da una quota di 120 milioni, ma speriamo di ottenere di più. Intanto, grazie all’intervento del nuovo esecutivo sul Patto di stabilità, i minori oneri gravanti sui Comuni potranno far ripartire l’economia, anche se rimangono alcuni nodi. Infatti come Anci abbiamo chiesto la modifica del Patto per consentire spese relative alla sicurezza e all’incolumità pubblica. Non si possono garantire scuole sicure e strade senza buche se i conti sono ingessati e i sindaci devono ragionare come commissari straordinari».
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