Tempo è di occuparci del diritto di voto e dei connessi doveri.
A molti di noi sembra infatti naturale possedere il certificato elettorale: e taluni guardano con fastidio avvicinarsi il giorno delle elezioni …
Giova quindi il ricordare che faticosa e recente conquista è stato il diritto di voto, prima per gli uomini e poi per le donne. In Europa, esso arriva con la Rivoluzione francese, nel 1792, ma per breve periodo, solo nel 1848 divenendo in Francia definitivo per gli uomini, e dal 1946 per le donne.
In Italia il suffragio universale maschile risale al 1912, esteso solo nel 1945 alle donne. Le quali ultime, nel solo Wyoming, già votavano nel 1869, il suffragio universale divenendo conquista di uomini e donne degli Stati Uniti d’America (e del Regno Unito) nel 1918, se pure con requisiti culturali eliminati solo nel 1966.
Lacrime e sangue sono stati quindi versati dai nostri ascendenti per ottenere il diritto di voto: donde il nostro dovere di votare.
Recita infatti l’art. 48/2 della nostra Costituzione: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. (“E morale”, fu una proposta poi abbandonata, per non creare confusione). In virtù del d. p. r. 361/57, i cittadini non votanti per le Camere videro, in difetto di giustificazione, annotata nel certificato di buona condotta la menzione “non ha votato”: detta sanzione è stata abrogata con L. 534/93.
Ma l’esercizio del diritto di voto resta un dovere del cittadino, di contribuire, per delega, alla gestione della Polis. Dovere di voto che va quindi adempiuto, anche se – ci rendiamo conto – non vediamo tra i candidati tanti statisti, e nessun partito ci entusiasma. Del resto, acutamente è stato osservato che la democrazia è una pessima forma di governo, ma non ne esistono di migliori.
Andiamo quindi tutti a votare, convincendo gli indecisi.
Tanto più che vi è chi alimenta il venticello della calunnia che porta a dire ladri indistintamente tutti i politici, e quindi egualmente marci tutti i partiti. Becero qualunquismo che porta molti all’astensione ed altri a votare chi si propone quale Homo Novus, sostenitore dell’antipolitica (come se fosse possibile far a meno della Politica, che altro non è che la gestione della Polis, ovvero della città/Stato). Homo Novus che, per farsi eleggere, e poi mantenere il potere, organizzerà un partito, che privo di idee fondanti, naufragherà presto per far posto ad un altro partitino dell’Antipolitica…
Chi ricorda l’Uomo Qualunque? Si trattò di un giornale satirico-politico fondato nel 1944 da Guglielmo Giannini (commediografo e giornalista: non imprenditore né magistrato né comico). Dichiaratamente anticomunista, riunì gli scontenti, molti tra i post fascisti: e facendo leva sul malessere del medio-basso ceto, alimentò la sfiducia verso i partiti. Fondatone uno, ebbe un grande successo elettorale nel 1946, ma, non avendo un programma definito, come tutti i partiti da “one man show” basati sulla protesta più che sulla proposta, subì un declino rapido quanto il successo, e nel 1948 scomparve dalla scena politica… (Quella che precede è una storia vera di un partito del passato: ogni riferimento a fatti o persone del presente è pertanto assolutamente casuale. O no?)
Nella memoria di chi per il nostro diritto di voto ha combattuto, andiamo quindi tutti a votare, adempiendo il nostro dovere di cittadini: del resto, se non andiamo a votare oggi, non avremo domani il diritto di lamentarci… E non cediamo alle battute dei “qualunquisti” (di ieri e di oggi), perché non è vero che tutti i partiti sono eguali. Scegliamo il partito che è più vicino alle nostre idee, che ha il leader (non più simpatico, ma) più serio e che ha candidati più presentabili. E scegliamolo non per il più alto tono delle proteste, né tanto meno per i più rivoluzionari proclami. Votiamolo invece per il valore delle proposte, e per la realizzabilità dei progetti.
Il futuro è adesso. E dipende da noi.
Dario Seminara.
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