L’Albero «Falcone», simbolo della lotta alla mafia in Sicilia e nel mondo, sarà tutelato come “bene culturale”.
L’albero, che si trova accanto all’edificio in cui abitava il giudice Giovanni Falcone, in via Notarbartolo a Palermo, farà compagnia ad analoghi arbusti che, nella nostra isola, sono tutelati da Fai, Regione ed altri enti (come ad esempio l’albero dei «cento cavalli», il celebre castagno di Sant’Alfio, sull’Etna).
La Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo, infatti, ha dato inizio al procedimento che porterà a dichiarare “bene culturale”, soggetto quindi alle tutele previste dalla legge, il Ficus Macrophilia. Nello stabile di via Notarbartolo hanno vissuto per tanti anni Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. L’albero, all’indomani della strage di Capaci-Isola delle Femmine del 23 magio 1992, è stato adottato dalla «società civile», dagli studenti, dalla gente comune, come «Albero Falcone».
L’atto d’avvio del procedimento, firmato dal Soprintendente Gaetano Gullo e dalla responsabile dell’Unità operativa per i Beni etno-antropologici Selima Giuliano, è stato già inviato al condominio di via Notarbartolo e al Comune di Palermo.
«L’albero Falcone – si legge nelle motivazioni – è un albero “sacro”, con gli anni assurto a simbolo delle stragi mafiose, testimonianza e ricordo commosso dei tanti che non vogliono dimenticare e arrendersi alla ferocia mafiosa. L’Albero Falcone può ben dirsi elaborazione inconscia dell’archetipo “dell’Albero Cosmico”, ed è meta di persone non solo il 23 maggio quando si celebra l’anniversario della strage di Capaci ma durante tutto l’anno: adulti, ragazzi, bambini e lasciano attaccati sul suo tronco disegni messaggi, lettere, fotografie; piantati sul Ficus ci sono anche i messaggi, protetti in buste di plastica di tre Presidenti della Repubblica, sepolti dai tanti fogli compilati – in gran parte – con grafia infantile.
Secondo la Soprintendenza l’Albero Falcone «incarna la memoria collettiva della lotta alla mafia e la sua salvaguardia ha una forte valenza simbolica in quanto esempio tangibile di partecipazione e di legalità e pertanto riveste particolare ed eccezionale interesse etnoantropologico».
Migliaia i disegni raccolti in 20 anni dalla Fondazione «Falcone» e che mani anonime, per lo più di giovani e studenti, lasciano sul basamento che circonda il Ficus. Soddisfazione è stata espressa dalla professoressa Maria Falcone, presidente della Fondazione intestata al fratello ella cognata. leone zingales
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