Un Natale low cost, che nemmeno le vendite dell’ultimora sono riuscite a risollevare. Nell’anno nero dell’economia italiana per famiglie ed imprese alle prese con bilanci sempre piu’ risicati, quello appena trascorso e’ un periodo da archiviare. Imu, rincari tariffari e nuove stangate hanno fatto sentire i propri effetti anche sotto l’albero, provocando una brusca frenata dei consumi.
Le vendite natalizie sono andate malissimo – commenta Pietro Agen presidente di Confcommercio Sicilia. Rispetto allo scorso anno, gia’ segnato dalla crisi, abbiamo registrato un calo nelle vendite del 7-15%. Si tratta di un dato diffuso e costante, segno di una situazione difficile che investe tutti i comparti e che, piu’ che fermarsi, quest’anno si e’ aggravata.
E se hi-tech, elettronica, telefonia e giocattoli sembrano complessivamente tenere, va male per l’abbigliamento, ad eccezione delle grandi firme e del settore lusso, e persino per l’alimentare. “Quest’anno c’e’ stata una diminuzione clamorosa persino negli omaggi natalizi, i tradizionali cesti con prodotti tipici locali” assicura Agen, secondo il quale si e’ registrato “un taglio dei consumi a 360 gradi”.
“Sono stati riciclati persino gli addobbi – dice Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons -. Ad avere la peggio sono stati il settore abbigliamento, calzature, arredamento ed oggettistica per la casa, dove la contrazione ha raggiunto quota 25%. Male anche viaggi e ristorazione (-18%), mentre l’alimentare ha fatto registrare un lieve aumento (+5%), segno che i siciliani non rinunciano alle tavole imbandite per il tradizionale cenone”.
“Il calo delle vendite – prosegue Tanasi – e’ il segno evidente di una politica economica sbagliata, che ha aumentato la pressione fiscale invece di incentivare i consumi e salvaguardare le tasche delle famiglie. Senza un’inversione di tendenza il 2013 rischia di essere l’annus horribilis sul fronte dei consumi, con pesanti ripercussioni sul settore del commercio e migliaia di attivita’ che rischiano l’imminente chiusura”.
Ad agire, secondo il presidente di Confcommercio Sicilia Agen, sono piu’ fattori. Da un lato c’e’ “un ridotto potere d’acquisto delle famiglie”, dall’altro un “forte effetto psicologico”. “I consumatori – spiega – hanno paura del futuro e non sono propensi a spendere perche’ non si intravede l’uscita dalla crisi, i cui effetti sono stati mitigati in parte dalla liberalizzazione delle vendite promozionali, che non sono bastate, pero’, a ravvivare il mercato”. Ne’ servira’ a risollevare interi comparti in ginocchio l’avvio dei saldi invernali, che in Sicilia scatteranno il 2 gennaio per concludersi il 15 marzo.
Cosi’ complice la difficile congiuntura economica e i consumi al palo la caccia all’affare, magari griffato, potra’ contare su un budget ristretto. Secondo i calcoli del Codacons, infatti, ogni nucleo familiare potra’ disporre solo di 224 euro a fronte del doppio su cui poteva contare quattro anni fa e solo il 40% delle famiglie italiane potra’ permettersi qualche acquisto.
“In Sicilia – assicura il leader dei consumatori – si prevede un calo del 30%, anche perche’ l’ultima rata dell’Imu ha lasciato i siciliani con le tasche vuote”. “L’anticipazione dei saldi – dice Agen – non puo’ che vederci favorevoli, sarebbe stata una follia posticiparne l’avvio perche’ nella settimana dal 2 al 9 gennaio i commercianti non avrebbero venduto niente”.
Ma le aspettative sono tutt’altro che rosee. “C’e’ speranza tra i negozianti, ma non certo ottimismo – ammette il numero uno di Confcommercio Sicilia -. Non si vedono prospettive di ripresa di medio periodo e con una produttivita’ ai minimi storici come si puo’ pensare ad una ripresa dei consumi? In Sicilia la Regione annuncia tagli per un miliardo di euro, che non saranno sicuramente sufficienti, gli Enti locali sono vicini al collasso e l’export, se si escludono i prodotti petroliferi, e’ ad un livello risibile. Con un quadro simile essere ottimisti e’ davvero difficile” conclude.
“Fortemente preoccupato” e’ pure Roberto Helg, presidente di Confcommercio Palermo. Anche la sua azienda fondata nel 1974, pilastro del settore argenterie, cristallerie ed arredamento per interni ed esterni, un pezzo di storia economica del capoluogo siciliano, non ce l’ha fatta e ha dichiarato fallimento.
“Senza il rilancio delle infrastrutture, del turismo e di tutto quello che sta attorno all’economia reale – dice – non c’e’ soluzione per il risveglio di Palermo e della Sicilia. La situazione e’ nera e un numero sempre maggiore di aziende non riesce piu’ ad andare avanti a fronte di un aumento delle tasse e delle spese e di una netta contrazione dei ricavi”.
“Nonostante le vendite promozionali autorizzate – prosegue – a Palermo abbiamo registrato un calo nelle vendite del 15-20% durante il periodo natalizio e anche l’avvio della stagione dei saldi non ci fa ben sperare”. Complici temperature primaverili, infatti, i commercianti si sono trovati “magazzini strapieni da svuotare e la necessita’ di fare cassa per pagare i fornitori – ammette il presidente di Confcommercio Palermo -. La conseguenza e’ che molti partiranno con percentuali di sconto elevate, persino del 40-50%, segno di una crisi che morde forte” conclude.
Fonte Adnkronos
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