Il voto espresso dall’Ars per l’elezione del presidente sarebbe stato archiviato come una normale convergenza di forze dell’opposizione a favore del vertice istituzionale. Peraltro, non è la prima volta che accade. In passato l’Ars per il suo presidente a volte ha pure espresso voto unanime (vedi elezione di Rosario Lanza: 1963).
Al voto di mercoledì scorso, invece, è stato dato significato politico, invertendone il senso istituzionale, perché la coalizione che ha sostenuto Crocetta ha vinto la battaglia per la presidenza della Regione, ma ha perso quella dell’Ars dove non ha maggioranza. Si aggiunga che il clima politico si è appesantito per via dei franchi tiratori (ci sono stati e copiosi, è intile e dannoso nasconderlo) che hanno dato adito alle più svariate e contraddittorie interpretazioni: inciucio, principio di ribaltone, e così via.
Il sospetto che i franchi tiratori siano stati in prevalenza del Pd ha creato non poco disagio al suo interno, quasi confermando sospetti e nello stesso tempo gelosie nel timore di allargamento dell’area di sostegno al governo. Del resto, questa è la filosofia degli ultimi tre anni: complice lo stesso Pd.
L’incontro tra il presidente dell’Ars, Ardizzone, e il governatore, Crocetta, sembra si collochi in questa ottica. Normale che i due vertici istituzionali si incontrino, anche se negli ultimi tempi, con altri protagonisti, si erano scontrati. Normale che, di fronte ai tempi strettissimi per varare lo strumento finanziario e non bloccare la macchina amministrativa della Regione, affrontassero l’ordine dei lavori del Parlamento. «Crocetta e Ardizzone – si legge nel comunicato ufficiale – hanno fissato priorità inderogabili nell’interesse dell’economia siciliana, delle imprese e delle fasce più deboli. I due presidenti hanno concordato di avviare in tempi rapidi un tavolo istituzionale di confronto tra governo e Ars per arrivare a un efficace processo di riforma sui costi della politica».
Normale, anche se la normalità in Regione è diventata eccezione. Normale se i contenuti dell’incontro non avessero dato adito a forti sospetti sul travaglio nella coalizione e, segnatamente, nel Pd. E pare che le dichiarazioni di entrambi i protagonisti siano destinate a calmare le acque nella propria coalizione.
Dice Ardizzone: «C’è una coalizione che regge, si sono voluti aggregare anche altri. Mi sembra assurdo parlare di franchi tiratori, io non ero dietro ai singoli parlamentari. Dobbiamo guardare avanti con ottimismo. C’è una coalizione che ha espresso un programma e siamo concordi nel portarlo avanti. Partivamo da 39 e siamo arrivati a 46 grazie all’appoggio di tutti».
Crocetta: «Sulle commissioni dell’Ars ci vuole un accordo ampio, altrimenti si rischia il ribatone, cosa a cui non sono interessato. Mi pare che questa stia diventando una favoletta e non mi sembra accettabile. Diciamo no a Lombardo, ma anche a Firrarello, a Castiglione e a Romano».
Castiglione (Pdl): «Nesuno inciucio né volontà di entrare in maggioranza. Il nostro appoggio ad Ardizzone è stato alla luce del sole. La nostra adesione all’invito a più riprese della coalizione che sostiene Crocetta è stata dettata esclusivamente dal buon senso. Non siamo noi avvezzi alle pratiche ribaltoniste».
Cordaro (Cp): «È avvenuto che la maggioranza che ha votato Crocetta è venuta meno e, per eleggere il presidente dell’Ars senza negozio e in maniera trasparente, è stato indispensabile il voto delle opposizioni responsabili».
E allora, perché le prese di posizione di Ardizzone e Crocetta?
Semplice: per rassicurare i malpancisi del Pd. Ancora ieri, infatti, hanno inviato dei messaggi. Di Giacomo, in vista delle formazione del consiglio di presidenza dell’Ars: «Capisco che ci sia bisogno di assicurare un clima produttivo a Sala d’Ercole, ma credo che Crocetta debba lavorare innanzitutto per rafforzare la sua coalizione: e il Pd ne è l’asse principale. Le ampie maggioranze potranno essere trovate in Aula sulle riforme e sui ddl, non certo inseguendo equilibri sulle cariche interne dell’Ars».
Russo, più che un messaggio, invia un avvertimento al segretario regionale del Pd, Lupo, che è anche il maggiore sostenitore di Crocetta: «Chieda a Crocetta se si considera ancora del Pd o di un partito-movimento parallelo e concorrente rispetto al Pd».
Germanà (Pdl), neo-eletto all’Ars, informa di avere rassegnato le dimissioni di deputato nazionale.
Intanto, l’assessore agli Enti locali, Valenti, mentre ritiene che la riduzione del salario accessorio dei dirigenti regionali sia «un atto di indirizzo in linea con la spending review», rileva che «tempi e procedure devono essere stabilite con i sindacati. Il presidente Crocetta fa bene a evidenziare che ci sono mele marce, ma è bene chiarire che ci sono moltissime eccellenze che vanno valorizzate sia tra i dirigenti che tra il personale regionale».
Infine, a conclusione della riunione con i rappresentanti di tutte le sigle sindacali, l’assessore alla Formazione professionale, Scilabra, invita i sindacati a una «grande assunzione di responsabilità. Dopo l’emergenza ritengo fondamentale ridisegnare l’impianto della formazione. C’è un vuoto che dobbiamo colmare». Giovanni Ciancimino LaSicilia
Sicilia Notizie Cronaca Attualità News Politica Economia Lavoro Enogastronomia Sport Viaggi