Per famiglie e imprese siciliane l’accesso al credito è più difficile e costoso che nel resto d’Italia.
A confermare il dato, nonostante i lievi miglioramenti dei tassi d’interesse, è la rilevazione del II trimestre 2012 dell’Osservatorio regionale del Credito, arricchita da un focus sull’indebitamento medio di famiglie, imprese e “famiglie produttrici” (le micro imprese con massimo 5 dipendenti) dal 2009 al 2011. Il risultato?
La conferma di un “appesantimento” delle condizioni di accesso al credito che, si legge nella prefazione al rapporto, “aggrava gli effetti della pesante crisi economica in atto”. In trasformazione, la spesa familiare dei siciliani con un crollo tanto dei prestiti per l’acquisto della casa (dai 528 milioni di euro di finanziamenti del giugno 2011 ai 240 milioni del giugno scorso) che dei finanziamenti destinati ad altro: erano 1,2 miliardi a giugno 2011 per imprese e famiglie, adesso sono 805 milioni, quasi 500 milioni in meno.
Più un generale, anche se con qualche miglioramento, un siciliano paga alle banche tassi di interesse più alti della media nazionale su tutto: per acquistare una macchina o una casa, per fare studiare i figli o anche solo per tenere aperto il conto corrente. In quest’ultimo caso la media dei tassi corrisposti dai correntisti nel Paese è del 5,61% in Sicilia del 6,70%, più che in Campania (6,35%) e molto più che in altre regioni con un tessuto imprenditoriale comparabile (soprattutto pmi) come il Veneto (4,99%) e la Toscana (5,68%), scelti per questo come campione di riferimento dall’Osservatorio del Credito.
La differenza diventa ancora più “marcata” se si guarda al focus. Già, perché se l’indebitamento delle famiglie, ovvero i prestiti contratti con le banche, nel resto del Paese misura circa 19 mila euro per ogni rapporto finanziario aperto (una famiglia può averne anche più d’uno, ndr), in Sicilia il livello scende a 12 mila.
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