La Cisl-Sicilia propone a Crocetta un patto sociale che, in buona sostanza, sarebbe una proiezione siciliana del patto di produttività in discussione a Roma che vede convergere imprenditori e sindacati (Cisl e Uil). Non sembra casuale che alla decisione del consiglio regionale della Cisl abbia contribuito Petriccioli della segretaria confederale del sindacato.
In particolare, questi sono i tre pilastri posti dalla Cisl per il «patto sociale d’emergenza»: 1) «White list» in convenzione con la Dia, delle imprese «certificate» a cui la pubblica amministrazione, «in forza della tracciabilità economica, finanziaria e contributiva delle proprie attività», potrà dare appalti, concessioni, contributi; 2) risanamento rigoroso del bilancio della Regione attraverso un piano finanziario, annuale e triennale; 3) «offerta» agli investitori regionali ed extra-regionali, mediante politiche d’incentivi e marketing istituzionale che facciano pure leva sui fondi Ue, di «aree, capannoni, interi settori come il turismo e i beni culturali».
Bernava, segretario della Cisl-Sicilia, chiede a Crocetta un «segnale forte, già nei prossimi giorni. Offriamo la nostra disponibilità a sederci al tavolo. Anzi, riteniamo che al tavolo debbano sedersi, assieme al governo e ai rappresentanti degli enti locali, le forze economiche e sociali portatrici di una cultura di ricostruzione civile». Per la Cisl, la Sicilia è al bivio: «Il trend attuale entro due anni porterà la Regione tecnicamente al default». Secondo la Cisl, questa è la riprova che è fallito il modello economico, sociale, culturale, etico e politico sul quale negli ultimi decenni la Regione è stata governata. LaSicilia
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